Non nel nome di Dio by Jonathan Sacks

Non nel nome di Dio by Jonathan Sacks

autore:Jonathan Sacks [Sacks, Jonathan]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788880576723
editore: Giuntina
pubblicato: 2017-02-27T23:00:00+00:00


Questa è una cosa imprevista, il racconto si sta avviando alla fine; Giuseppe è diventato un governatore. I suoi fratelli si sono prostrati davanti a lui. Resta soltanto che Giacobbe e il fratello più giovane di Giuseppe, Beniamino, vengano portati in Egitto. Là gli renderanno omaggio e la fine prevista all’inizio sarà completata. Non possiamo fare altro che aspettarci questo, considerato l’andamento della storia fino ad ora.

Ma non va così. Giuseppe accusa i fratelli di essere delle spie e li tiene sotto custodia per tre giorni. Poi dice loro che per verificare la loro storia – che sono venuti a comprare del cibo – devono portargli il fratello più giovane. Questo è illogico. L’esistenza di un altro fratello non ha niente a che fare col fatto che essi siano o no delle spie. Anzi, nel caso portassero un ragazzo non ci sarebbe alcun modo per un governatore egiziano di poter stabilire se è loro fratello o no. La stranezza della richiesta, tuttavia, non fa sorgere dubbi nelle menti dei fratelli. Sanno di essere nei guai, e questo è tutto. Uno di loro, Simeone, viene messo in prigione, come ostaggio, in attesa del loro ritorno. Durante il viaggio di ritorno scoprono che l’argento pagato per il grano acquistato è di nuovo nei loro sacchi. Vengono presi dal timore: «Che cosa ci ha fatto Dio?» (42, 28).

Tornano e raccontano a Giacobbe cosa è successo. C’è un senso di premonizione. Giacobbe ora ha perso due figli, e non ha più fiducia nei loro fratelli. La richiesta che Beniamino vada con loro in Egitto va a toccare un nervo molto sensibile di Giacobbe. Beniamino era l’altro figlio della moglie adorata di Giacobbe, Rachele, che era morta dandolo alla luce. Come può lasciarlo andare e rischiare di perderlo? Ma al contempo come può non farlo quando si trovano a far fronte alla morte per fame? Ruben si offre di lasciare i suoi due figli con Giacobbe, come ostaggi. È una proposta inutile e Giacobbe la respinge. Alla fine Giuda dice che sarà lui responsabile personalmente che Beniamino ritorni sano e salvo. Giacobbe accetta.

Arrivano in Egitto. Vedendoli, Giuseppe ordina a uno dei suoi uomini di accompagnarli fino alla sua casa. I fratelli sono terrorizzati, sospettano che li attenda una brutta sorte. Invece Giuseppe li tratta con grande e generosa ospitalità. Simeone viene tratto fuori di prigione per unirsi a loro. Banchettano, comprano il grano, e partono. Tuttavia, hanno appena lasciato la città quando uno dei sovrintendenti di Giuseppe li raggiunge, accusandoli di avere rubato una coppa (messa nei sacchi su ordine di Giuseppe). Dopo aver frugato nei loro sacchi la trova nell’ultimo, quello di Beniamino. Tornano al palazzo, in preda alla vergogna, e si dichiarano ora tutti schiavi del governatore. Ma Giuseppe dice loro: No, siete liberi. «Solo colui nel cui sacco è stata trovata la coppa deve rimanere qui come schiavo» (44, 17). Questo è il momento della crisi e Giuda reagisce. In un discorso eloquente e appassionato dice che non può tornare a casa senza il fratello più giovane.



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